Lo stile Biedermeier attraversa il XIX secolo lasciando la sua impronta nell’architettura quanto nella musica e nella letteratura. Soprattutto però i suoi lasciti nel mondo dell’arredamento sono molto apprezzati per il loro valore immortale.
Biedermeier: significato e storia
Lo stile Biedermeier è una corrente artistica e decorativa che nasce e si sviluppa tra il 1815 e il 1848; gli ambienti in cui riscuote maggior successo sono quelli borghesi, tedeschi e austriaci. La letteratura lo definisce come genere afferente al romanticismo; è anche chiamato “stile della Restaurazione”.
Il significato del termine però, alla sua origine, si diffonde come dispregiativo. Infatti, “Bieder” significa semplice, sempliciotto; “Meier” invece si riferisce ad uno dei cognomi tedeschi più popolari dell’epoca. Complessivamente, indicava il piccolo borghese, conservatore, materiale e interessato solo al proprio ambiente. Infatti, il termine era preso in prestito da un personaggio così caratterizzato, comparso in un poema di una rivista satirica, pubblicato da Adolf Kussmaul e Ludwig Eichrodt.
Lo stile Biedermeier nasce in contrapposizione a quello Impero, precedentemente molto in voga. Dietro quest’opposizione, vi sono elementi culturali, storici e politici.
Tant’è vero che la memoria collettiva, quasi come un meccanismo di difesa, voleva rimuovere alcuni eventi. Il clima dell’epoca era tutto teso a dimenticare tumulti e sconvolgimenti relativi alla Rivoluzione francese e all’impero napoleonico.
Ma non solo. Un altro avvenimento storico si rivela significativo nell’apertura allo stile Biedermeier: la Rivoluzione industriale. I processi produttivi erano cambiati radicalmente, l’artigianato veniva sostituito con le macchine, l’unicità dell’antiquariato veniva soppiantata dalla produzione in serie. Tutto ciò portò ad una spinta verso la funzionalità e la semplice realizzazione degli oggetti.
Famiglie nobili e borghesi apprezzarono molto questo stile e lo adottarono nelle loro abitazioni. Ad esempio, gli Asburgo, il duca di Sassonia-Coburgo e l’arciduca Massimiliano hanno arredato le loro residenze di campagna in Biedermeier.
L’arciduca Carlo incaricò per il palazzo di Vienna il più noto mobiliere di questo stile: Josef Ulrich Danhauser. I suoi disegni sono ancora conservati nel Museo austriaco per le arti applicate di Vienna. Anche molti musei inglesi possono vantare elementi in Biedermeier, che conservano tutt’oggi.
La diffusione di questo stile non si ferma alle sole Austria e Germania; essa è giunta anche in Italia, soprattutto nel nord, fortemente influenzato dalla cultura austriaca. Nonostante ciò, oggi sembra essere più difficile il reperimento di elementi in Biedermeier.
Stile Biedermeier: caratteristiche e arredamento
Lo stile Biedermeier si caratterizza per una rinnovata ricerca di semplicità, armonia, sobrietà. La contrapposizione allo stile Impero è visibile nell’abbandono di orpelli e decori e nella ricerca di essenzialità. Ciò riflette la mutata situazione sociopolitica, che esprime il rifiuto del passato anche a livello artistico.
Le linee semplici e la funzionalità del mobilio invece sono state particolarmente promosse dal nuovo sistema di produzione, che s’incentrava sulla facilità di fabbricazione.
Il ritorno alla semplicità era insomma la promessa chiave dell’arredamento in stile Biedermeier.
I mobili frutto di quest’epoca si presentano come solidi, confortevoli, sobri. Le loro forme sono principalmente geometriche e le decorazioni non vengono elaborate, quanto piuttosto delegate a quelle naturali del legno.
Particolarmente caratteristici del Biedermeier sono alcuni tipi di elementi d’arredo, introdotti proprio con questo stile. Innanzitutto, vengono ad arricchire le abitazioni con tappeti e tendaggi, prima scarsamente utilizzati. Poi, alcuni mobili fanno il loro debutto e diventano distintivi. Esempi emblematici sono i tavoli rotondi sostenuti da un supporto centrale, i divani dalle sponde a volute, le sedie imbottite, gli armadietti secrétaire a ribalta e il “servante”; quest’ultima è costituita da una vetrina a più ripiani con uno specchio sul fondo.
Tali mobili erano spesso immancabili nelle abitazioni di nobili e borghesi tedeschi e austriaci, che tanto amavano il sapore consueto e quotidiano di questo stile.
Anche la scelta dei materiali da utilizzare era fortemente condizionata dal periodo storico. Le guerre napoleoniche avevano prosciugato le finanze e la crisi economica dilagava. Per questi motivi, venivano preferiti legni comuni, meno pregiati e più facilmente reperibili. Il più utilizzato era il noce, vista la sua tonalità scura e calda che ben si sposava con il gusto familiare Biedermeier. Legni di frutto come il ciliegio e il pero erano altrettanto apprezzati ed utilizzati. Ad esserlo meno erano il frassino, il pioppo, l’olmo e l’acero; considerati troppo brillanti o non adeguati allo stile complessivo, venivano impiegati solo laddove non vi fosse molta scelta, oppure per contrasti e rifiniture. Il chiaroscuro era però preferibilmente reso con il pero ebanizzato.
Ma oltre al legno, ad essere molto usate erano le stoffe. Esse venivano impiegate per tendaggi, tappeti, sedie e divani. La preferenza era nettamente per la tinta unita; la decorazione consisteva al massimo in piccoli nastri contrastanti o disegni molto ridotti.
Le stoffe più ricercate dallo stile Biedermeier erano il lino, la seta e il cotone; veniva molto usato anche un tessuto costituito da crine di cavallo, tuttora in voga nella Germania settentrionale.