Le porcellane di Capodimonte sono tra le eccellenze dell’artigianato italiano; si tratta di un capolavoro d’arte che vanta quasi tre secoli di storia.
Il loro valore e la loro distintività sono inconfondibili, tuttavia ad oggi è molto più facile incappare in falsi. Per questo motivo è importante conoscere bene le porcellane di Capodimonte e imparare a riconoscerle.

Cosa sono le porcellane di Capodimonte: storia

Le porcellane di Capodimonte devono il loro nome all’omonima zona partenopea. È proprio nell’area collinare napoletana che viene fondata la Real Fabbrica di Capodimonte, oggi museo nazionale.

Era il ‘700 quando Carlo Borbone e sua moglie Maria Amalia di Sassonia decisero di mettere in piedi quella che sarebbe diventata una storica produzione di porcellana.
Il loro intento era creare un artigianato all’altezza del principale concorrente dell’epoca, ovvero la fabbrica tedesca di Meissen. Tramite rigidi controlli, questa si era protetta da eventuali competizioni, ma non riuscì ad impedire ad altre fabbriche di porcellana di emergere. Tra queste proprio la Real Fabbrica di Capodimonte che, col tempo, non solo eguagliò il valore della produzione tedesca, ma lo superò.
Tale successo si deve in particolare a tre persone: lo scultore Giuseppe Gricci, il decoratore Giovanni Caselli e il chimico Livio Ottavio Scheper. Ognuno apportò un valore aggiunto con le proprie competenze; ad esempio, l’ultimo studiò a lungo l’impasto e riuscì a perfezionarlo fino a renderlo unico come oggi lo conosciamo.

Non era cosa semplice, considerando che un’adeguata lavorazione di porcellana fu a lungo perseguita dall’Europa. Infatti, essa aveva attirato l’attenzione europea già dal ‘200, quando Marco Polo importò oggetti di ceramica dopo un viaggio in Cina.
A tale ammirazione non corrispondeva però pari capacità nel realizzarla.
Qualche risultato fu raggiunto solo nel ‘500 e a fine ‘600, ma è solo con la fabbricazione di Capodimonte che la porcellana ha conosciuto qualità e raffinatezza odierna.

Con la fine della monarchia e l’Unità di Italia, quello che sembrava un periodo di decadenza artistica si è trasformato nel fulcro della produzione. Lo stile decorativo viene a caratterizzarsi e il motivo floreale si afferma definitivamente; ancora oggi le porcellane di Capodimonte sono conosciute per la raffinatezza di queste decorazioni.

Le caratteristiche e il valore


Le porcellane di Capodimonte hanno alcune caratteristiche che le distinguono unicamente dalle altre. Quelle più importanti risiedono proprio nella composizione e nella lavorazione.

La ricerca di argille adatte a realizzare porcellana di qualità fu molto lunga. Nel ‘700 fu finalmente scoperta la composizione: caolino (granuli che cuociono ad alte temperature) e feldspato (un minerale legante). Era proprio questo il materiale lavorato dalla fabbrica tedesca di Meissen, e che si voleva riprodurre.
Tuttavia, il caolino non fu trovato. Proprio per questo l’attenzione si concentrò su un possibile sostituto idoneo, che fu rinvenuto nelle cave meridionali. Quella particolare argilla, mista ad abbondante feldspato, ha dato vita ad un materiale del tutto unico, e soprattutto nuovo. Il composto si mostrava morbido durante la lavorazione e più duro e trasparente dopo le cotture.
Proprio l’assenza di caolino ha donato alle porcellane di Capodimonte le caratteristiche che le contraddistinguono: il color latteo, la trasparenza e la compattezza. Ed è proprio la tonalità lattiginosa, nonché la raffinatezza di forme e dettagli, a caratterizzare le porcellane di Capodimonte; questi particolari le hanno rese profondamente diverse da quelle tedesche e cinesi, conferendo un valore unico.
Il pregio del composto è forse l’elemento maggiormente distintivo.

Quindi, ottenuto in tal modo il composto, la caratteristica lavorazione comincia.
Scelta dall’artista la forma, il primo passo è plasmarla. Per far ciò vengono usati stampi in gesso, scolpiti e cesellati, in cui viene versata la porcellana liquida; questa viene lasciata essiccare leggermente per dare spessore all’oggetto.
Nella successiva fase di rifinitura, l’artista elimina eventuali imperfezioni; in alcuni casi, come quelli di produzioni floreali, plasma a mano la porcellana.
A questo punto vi è la prima cottura, che avviene a 1250 gradi. Dopo 8-12 ore si ottiene un biscuit di ceramica che viene decorato e dipinto a mano.
Successivamente vi è la seconda cottura, la cui durata media è di 8 ore e la temperatura è di 750 gradi; questa procedura finale serve per fissare il colore.
L’attenta e accurata lavorazione è un ingrediente fondamentale del valore di queste opere.

Le porcellane di Capodimonte si sono diffuse in varie forme. Spesso si trovano sculture o statuine raffiguranti dame e gentiluomini, principesse o contadini, animali o pescatori, bambini o angeli. Caratteristici anche i vasi o i candelabri, spesso decorati con fiori.
Il valore di questi oggetti è ampliamente riconosciuto.
Le porcellane prodotte dalla Real Fabbrica di Capodimonte sono conservate nel Museo Duca di Martina, nel Museo Filangieri e nel Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, oltre ovviamente al Museo Nazionale di Capodimonte.

Come riconoscere le porcellane di Capodimonte originali


Nonostante le porcellane di Capodimonte abbiano caratteristiche distintive, non è sempre immediato riconoscere le originali. Tuttavia, con qualche accorgimento diventa possibile.

Innanzitutto, è bene tenere a mente le caratteristiche distintive del materiale. Trasparenza, compattezza e color latteo sono indizi certi sull’originalità; la porcellana dev’essere molto bianca e la grana particolarmente sottile.
Se questi aspetti sono assenti, si tratterà sicuramente di un falso. A testimonianza di ciò, il tentativo fallimentare di Carlo di Borbone: divenuto re di Spagna, voleva importare la produzione napoletana anche in territorio iberico, ma l’idea si rivelò presto fallace. Infatti, l’argilla utilizzata per le porcellane di Capodimonte non esisteva in Spagna, era introvabile. L’imitazione era impossibile.

Elemento utile a riconoscere queste porcellane è anche il tipo di decorazione. Il motivo floreale è molto ricorrente, ben definito, raffinato e dettagliato. Tuttavia, la sua frequenza è condizionata dall’epoca di produzione, dunque per utilizzare questo discrimine è fondamentale conoscere l’età dell’oggetto in questione.

Un altro indizio per riconoscere le porcellane di Capodimonte originali è la vernice. Vista la particolarità del composto, essa assume un effetto particolare. Infatti, deve creare una patina vellutata e brillante, simile all’avorio.

Per un occhio meno attento, esiste una più comoda soluzione per riconoscere le porcellane di Capodimonte originali.
Queste presentano un marchio distintivo. Le produzioni della Real Fabbrica venivano marchiate col “Giglio Borbonico”, solitamente decorato in azzurro o grigio-viola.
Infatti, nel 1961 il Decreto del presidente della Repubblica n.1910 ha istituito l’Istituto G. Caselli e ha autorizzato all’uso di un marchio di fabbrica, con l’intento esplicito di sottolineare la continuità storica della tradizione. Nel 1987 l’Istituto G. Caselli ha brevettato il Giglio Borbonico.
Nelle porcellane prodotte dalla Manifattura Ferdinandea invece, è rinvenibile una “N” o la sigla “FRM” come marchio, sormontato da una corona.